Abbiamo fatto due chiacchiere con Giuseppe Latte Bovio, socio e CTO della Boviar, a proposito del passato e del prossimo futuro dell’azienda.
Ci racconta le prime esperienze in Boviar e un primo ricordo legato all’azienda.
Un primo ricordo è legato ad una delle edizioni della Fiera del Levante a Bari durante i primi anni ’70, che era per noi un’occasione di sviluppare contatti.
Nostro padre in quel periodo si occupava principalmente di ingegneria civile e in quell’occasione portò in esposizione le pompe varisco, con le quali avemmo un grande successo al punto che nostro padre e i suoi collaboratori riuscirono a vendere tutte le macchine che portarono da Napoli.
Io ero un adolescente di 13 anni ma partecipavo volentieri alla fiera con mio padre. Avevo studiato il funzionamento dei prodotti che spiegavo ai nostri clienti, e anche se era un lavoro impegnativo, con la sveglia molto presto e un’intera giornata in fiera ricordo l’entusiasmo di quei giorni.
Fu inoltre un’esperienza “familiare”, tutta la famiglia passò una settimana a Bari e questo la rende ancora di più esperienza speciale.
Ma ci sono tanti altri momenti che ricordo con piacere, come uno dei primi ponti realizzati in Abruzzo. Nostro padre forniva consulenze specialistiche per la costruzione. Essere su un ponte in costruzione, quasi sospeso, su un’opera in divenire, e quindi proiettata verso il futuro, con il vento forte che quasi ti sollevava, è stata per me un’emozione unica, forse uno dei ricordi più cari che ho. società di servizio, laboratori, liberi professionisti.
“Un insegnamento tramandato da nostro padre è il rispetto per gli altri e il significato di diritti e doveri”.
Un insegnamento di vostro padre che ancora oggi caratterizza la Boviar.
Credo siano i suoi valori, che abbiamo fatto nostri.
Come il rispetto degli altri, di qualsiasi persona lavori con noi.
Nostro padre ci ha insegnato cosa sono i diritti e i doveri, non accettava alcuna forma di “furbizia”, né nella vita privata che sul lavoro, al punto che alcuni lo chiamavano il “tedesco” o lo “svedese”, un appellativo dovuto al suo modo rigido ma giusto di pensare.
Credo che questo aspetto del suo carattere derivasse da alcune esperienze lavorative che ha avuto con delle società svedesi, la cui organizzazione era completamente diversa da quella del sud dell’Europa. Per lui era essenziale offrire un servizio, per il quale essere pagati, quel servizio deve avere un valore per chi lo ha richiesto e doveva essere commisurato al vantaggio che ne deriva per noi.
E credo che questi valori, che ancora oggi guidano me e i miei fratelli, siano ciò che ha determinato il successo della Boviar.
Un progetto che ricorda in modo particolare.
Un modo particolare ricordo un progetto realizzato una ventina di anni fa per RFI, per il compartimento della Calabria.
Era la prima volta che realizzavamo un impianto di monitoraggio integrato. È stato un lavoro entusiasmante e sfidante.
Sul tratto tirrenico, tra Bagnara e Villa San Giovanni, c’erano stati degli episodi di frane rapide, colate di fango e detriti, che in un paio di occasioni avevano coinvolto anche i convogli ferroviari.
C’era l’esigenza di un sistema di monitoraggio che funzionasse proprio nei periodi più critici.
Boviar ha redatto uno studio di fattibilità rispettando i requisiti del committente, accettato il quale si è passati alla realizzazione del sistema, distribuito su un’area di 15km quadrati, e composto da stazioni pluviometriche autonome. La funzione dell’impianto era di segnalare situazioni di allerta e di allarme in Early Warning, la comunicazione dei dati avveniva via radio UHF, e grazie a ponti radio già esistenti arrivavano nella control room del compartimento di RFI dove erano elaborati, in ambiente Scada, con algoritmi individuati dall’ufficio tecnico della Committenza. Lo Scada attraverso schermate interattive riassumeva con il minimo di indicatori la situazione reale per consentire ai tecnici una pronta reattività.
Abbiamo messo in campo diverse competenze: dalla valutazione, alla progettazione di ogni singolo sistema, relativo anche alla parte software, all’autonomia delle singole stazione alimentate da pannelli solari, e che doveva avere il più alto grado di affidabilità soprattutto in momenti critici, come una giornata di 12 ore di pioggia continua.
Il prossimo futuro della Boviar?
Non lasciare la strada che da 50 anni stiamo percorrendo e che ci ha consentito di essere altamente riconosciuti a livello nazionale.
Ma non c’è futuro senza ricerca e innovazione, ingredienti fondamentali per essere competitivi.
Stiamo collaborando con start-up innovative per lo sviluppo di acquisizione dati e nell’implementazione del software.
La ricetta perfetta, a mio avviso, include affidabilità degli strumenti, un servizio completo per la formazione e l’assistenza post vendita.
Oggi si può quasi dire che il monitoraggio è di “tendenza” ma noi ci occupiamo da sempre di questo; siamo capaci di offrire una competenza solida e abbiamo a disposizione le ultime tecnologie, come la piattaforma in cloud.
Credo fermamente, che dobbiamo avere come riferimento non solo il mercato nazionale ma anche quello estero, soprattutto per i nuovi prodotti che a breve presenteremo.
L’internazionalizzazione è uno degli elementi che devono caratterizzare il futuro di Boviar.